I MERCANTI DI VENTO      

                  Ovver le grandissime sciocchezze degli astuti Pifari

 

Può apparire quantomeno singolare, per noi 'moderni', scoprire quanto uno stereotipo tanto caro alla cultura romantica ottocentesca, quello che vuol l'artista ribelle e sregolato, trovi una sua straordinaria anticipazione nella realtà dei Pifari rinascimentali. La letteratura a lor coeva è piena di rimbrotti riguardanti la disordinata vita menata da questi spesso eccezionali musicisti di professione, che eran vero vanto e cruccio dei lor assoldatori, fossero essi Principi, Cardinali o libere città. Polistrumentisti dichiarati, sebbene i loro principali arnesi del mestiere fossero principalmente i fiati, contribuirono enormemente allo sviluppo del  repertorio  prettamente strumentale, non solo elaborando liberamente brani vocali tratti dal comporre 'colto' per un uso che noi ora definiremmo concertistico, ma creando veri e propri nuovi generi musicali. Grande, grandissima parte dell'agire dei Pifari ( con tale nome generico venivan definite tali formazioni )  era costituito dallo accompagnare le feste a ballo, ed è in queste occasioni che essi si dimostravano anche abili imprenditori di loro stessi, riuscendo ad accattivarsi il 'pubblico' mediante una astuta alternanza di languide melodie e sfrenatamente licenziose danze.Il concerto si ripropone di dar un riassunto sonoro-narrativo dell'esistenza di queste formazioni, non solo attraverso il reimpiego di alcuni tra i principali loro organici e nell'esecuzione di brani appartenenti al collegato repertorio ma anche grazie alla citazione di alcune dette, aneddotiche testimonianze letterarie coeve che direttamente danno atto del loro spesso turbolento stile di vita.

 

Organico: 5/ 6 musicisti - una voce recitante

 

 

 

 

                                     CHOREA ITALICA

                 Musiche e danze del Codice Caioni ( XVI-XVII Sec. )

 

“So halt erbracht: 5 st., 1 posaune, 1 grosbass promart, 1 schelmey discant, 1 Korner, 1 zinck”

 

Questa lista di strumenti, significativamente eterogenea, è tratta da una lettera scritta il 1 gennaio del 1544 riferentesi al pagamento di alcuni musicisti in ritorno dalla Polonia. Testimonianze di questo tipo, certificanti l'impiego delle formazioni di 'Pifari' nell'Europa orientale, non sono certo una rarità ( Königsberg/Kaliningrad & Tallin ) scendendo lungo la Polonia ( Krakow & Wroclaw ) sino all'Ungheria ( Budapest ) e non mancano persino nella ancora defilata Russia. Come già descritto in nota al programma 'I mercanti di vento' era infatti all'epoca motivo di vanto aver al proprio servizio una più o meno nutrita formazione di suonatori stipendiati. In quest'ottica il periodo di riferimento del Codex Caioni è particolarmente significativo: infatti è nell'arco temporale della non breve vita del suo compilatore ( il francescano  Janos Caioni - 1629 - 1687 ) che si vedrà proprio il progressivo affievolirsi , almeno in occidente, di questa empatia per i consort di puri fiati.

La nostra proposta è dunque in sostanza quella di eseguire brani attinti da quel copiosissimo repertorio polifonico  italiano riportato nel codice alternando le più 'arcaiche' timbriche della sonorità dei fiati a quelle ben più per noi 'moderne' del violino e basso continuo,insieme  impiegato in special modo nella riproposizione delle brillanti danze anch'esse così ben presenti nella nostra  fonte.

 

Il programma viene proposto in tre varianti: A) solo strumentale 6-7 musicissti B) con una coppia di danzatori e 6 musicisti C) in versione sacra con 1-2 voci e 6 musicisti.